sabato 8 giugno 2013

L'OPERA INCOMPIUTA DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

Foto: raffigurazione della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789 (Clicca per ingrandire e leggere il testo).

IL CAMBIAMENTO NON DEV'ESSERE ATTUATO DA POCHE ELITE ILLUMINATE, MA DEVE SCATURIRE DA UN GENERALE MUTAMENTO DELLA COSCIENZA DI MASSA ATTRAVERSO LE GENERAZIONI. IL PROGRESSO SOCIALE NON E' MAI UNA NOVITA', MA UNA RICONQUISTA, UN'AFFRANCAMENTO DAI FALSI VALORI E DALLE FALSE CONVINZIONI.

"La Rivoluzione Francese non fu tanto una rivoluzione politica quanto una rivoluzione spirituale. È stata una colossale esplosione di tutto il materiale infiammabile che si era accumulato fin dall'età dell'Illuminismo. La deposizione ufficiale del cristianesimo, attuata dalla Rivoluzione, deve aver fatto una profondissima impressione sul pagano inconscio che è in noi, perché da allora non ha più requie".
(Carl Gustav Jung)


Le rivoluzioni non sono mai "assolutamente" fallite, sono dei semi gettati verso il futuro, delle prove generali e dei pilastri sui quali si erge la consapevolezza degli errori e la chiarezza degli obiettivi e la loro esperienza pone le basi per i futuri cambiamenti. Il secolo dei Lumi fu un secolo di dirompente innovazione in tutti i settori, dall'ambito sociale, ai rapporti socio-economici, ai progressi scientifici e tecnologici. Fu proprio nell'età dei Lumi che ebbero origine le più grandi svolte della modernità: dalla nascita dell'opinione pubblica, all'europeizzazione del mondo, alla comparsa di nuove classi sociali, come il proletariato, con l'inizio dell'industrializzazione nel tardo XVIII secolo. Fu l'Illuminismo a presentare per primo istanze che da due secoli (dal Rinascimento all'Umanesimo) stavano maturando per poi diventare esigenze improcrastinabili, come la nozione dei "diritti umani". Ma non dobbiamo lasciarci ingannare dall'idealizzazione che è da sempre stata effettuata nei confronti di questo periodo storico: il contesto generale mostrava ancora una società fondamentalmente agricola, nella quale l'analfabetismo era dominante, la religione costituiva ancora il principale punto di riferimento delle classi povere, fortemente incentivata da legioni di scrittori e da un apparato consistente di ritualità e richiami tradizionali. Non dobbiamo nemmeno farci ingannare sul fatto che l'Illuminismo fosse causa solo d'acquisizione di diritti, poichè, come quasi sempre accade, solo poche grandi menti riuscirono ad affrancarsi completamente dalla cultura dominante e dagli errori dell'epoca in cui vissero: così si vide, in molti casi, la stessa mentalità religiosa combattuta dagli illuministi a favore della ragione e del progresso, traslitterare nelle nuove teorie scientifiche, le quali, invece di combattere i dogmi, li legittimarono e ne crearono anche degli altri (ricordiamoci che proprio con l'Illuminismo emersero le teorie alla base del razzismo, al fine di giustificare il colonialismo e lo sfruttamento di popoli considerati inferiori). L'affermazione della biologia durante l'Illuminismo diede carattere scientifico a molte delle discriminazioni che prima avevano solo un valore ideologico: così i popoli più primitivi vennero considerati "intellettivamente" inferiori; gli ebrei non vennero più perseguitati come "infedeli" ma come gruppo etnico segnando la nascita dell'antisemitismo, i sodomiti non furono più considerati "peccatori" ma malati, ecc...Tutti concetti alla base di una pseudo-scienza volta alla legittimazione dello sfruttamento e del nuovo autoritarismo della società capitalistica industriale, che vedrà il suo parossismo nel XIX secolo. Alla luce di questi risultati possiamo affermare che la modernità dell'Illuminismo fu più una tendenza ideologica delle classi agiate che una concreta conquista di valori e diritti universali. Fu una svolta limitata, anche se fondamentale per il futuro progresso della coscienza collettiva. Nonostante la Restaurazione, nonostante il Romanticismo (seppur anch'esso  diviso in tante correnti: ricordiamoci che nel filone dei romantici era compreso anche Mazzini) e le correnti ideologiche più reazionarie, le conquiste fondamentali (almeno quelle non lesive degli interessi borghesi) non poterono essere più cancellate, perchè ormai universalmente accettate. La Rivoluzione Francese, che costituì lo svolgersi di un lungo processo di emancipazione dall'oscurantismo religioso e dal dispotismo monarchico, fu all'origine di ogni altro movimento progressista e rivoluzionario dei secoli successivi: dalla Comune di Parigi del 1873, al Risorgimento italiano, alla Rivoluzione Russa del 1917. Ciò che accomuna tutti questi fatti storici guidati da logge segrete e intellettuali contestatori, è la difficoltà che quest'ultimi ebbero nel coinvolgere le masse e nel far loro comprendere lo scopo e il pensiero guida dell'atto rivoluzionario, che rimase esclusiva di pochi letterati. Questo s'intende soprattutto quando si parla di immaturità dei tempi. Adam Weishaupt (fra i massimi ideologi dell'Illuminismo), affermava che "per raggiungere la società ideale si deve passare, per parecchie generazioni, attraverso l'esperienza della società autoritaria". Con questo non s'intende l'autoritarismo ed il classismo come elementi indispensabili al progresso delle scienze e della civilizzazione (anzi, il contrario), ma come deviazioni dalla giusta rotta della storia umana, le quali, una volta intraprese, è necessario che esauriscano il loro corso mediante un cammino iniziatico alla riscoperta della conoscenza primordiale. L'istituzione della proprietà privata, della divisione in classi e la prevaricazione sociale seguente, non furono i "presupposti" della civiltà.  E' risaputo infatti che le prime società organizzate, le prime civiltà evolute ed urbanizzate post-neolitiche, con centri abitati complessi e muniti di strade e condutture (come l'antichissima civltà di Harappa e Mohenjo Daro) erano basate su un sistema ugualitario e questo lo si evince dal fatto che tutte le abitazioni venute alla luce dagli scavi archeologici sono ugualmente dignitose e munite degli stessi servizi. Anche la civiltà cretese, che dall'espressività delle raffigurazioni artistiche dimostrò una sensibilità che solo oggi stiamo riscoprendo, si sviluppò in un ambito di uguaglianza sociale nella quale un certo accentramento del potere serviva solo alla ripartizione equa di diritti e doveri; vi era la parità dei sessi e un incredibile sviluppo dell'architettura, delle strutture per l'irrigazione, della scrittura, dell'arte, ecc...L'antropologa Marija Gimbutas afferma che furono le società gilaniche ad attuare la "rivoluzione agricola" indispensabile allo sviluppo di civiltà complesse, ma non fu certo l'agricoltura a determinare la nascita della proprietà, della gerarchizzazione e dello schiavismo, questa è una falsità della moderna antropologia ufficiale (insegnata nelle scuole) volta alla legittimazione delle disuguaglianze. La civiltà umana crebbe e si sviluppò per migliaia di anni prima che giungessero i primi segni di degenerazione con l'inizio della stratificazione sociale. L'antropologia ufficiale invece afferma che lo stimolo per lo sviluppo della scienza e della tecnologia si potè avere solo dall'appagamento dovuto alla scalata sociale e all'arricchimento (come nel moderno capitalismo), mentre è vero il contrario: la vera scienza e il vero sviluppo del benessere universale, con il progresso della conoscenza, si ottenne dal disinteressato studio e dalla primigenia mentalità aperta alla felicità generale, mentre la ricerca del profitto personale e del potere deviò lo sviluppo della scienza verso degenerazioni distruttive e militaresche. La "caduta" dallo stato primigenio, pacifico e collaborativo, ad uno stato autoritaristico e guerrafondaio (anche con la convizione che l'origine della civiltà fu molto più antica di quanto la si ritenga) innesca un circolo vizioso generazionale, un totale cambiamento di mentalità per cui è necessario lo svolgimento storico di ogni regime fino alle estreme conseguenze prima che possa essere riconquistata la consapevolezza naturale e perduta. Da qui il significato delle parole di Adam Weishaupt riportate sopra. Dopo questa breve premessa, che mette in luce quanto siano innaturali i sistemi economici e sociali che durante la storia hanno imperato, i quali al loro tempo parevano immutabili, cercheremo di far luce sui motivi per cui, dalla Rivoluzione Francese in poi, non sono stati realizzati a pieno gli ideali dei grandi pensatori e rivoluzionari di questi ultimi due secoli. Analizzeremo gli eventi della Rivoluzione Francese per comprendere le dinamiche delle più grandi rivoluzioni fallite.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE E IL COMPROMESSO CON LA BORGHESIA

La Rivoluzione Francese fu un'evento irrinunciabile ed inevitabile per la storia ed il progresso dell'Occidente, ma fu anche un evento animato da forze che superarono di gran lunga il proprio tempo, fu un'esplosione. Come sempre accade, le grandi rivoluzioni sono destinate a piantare il seme del cambiamento, senza quasi mai riuscire a portare a termine del tutto e radicalmente i propri obiettivi, che saranno compresi universalmente solo decenni o addirittura anche secoli più tardi. E' successo a tutte le grandi rivoluzioni, da quella francese al Risorgimento, alla Rivoluzione Russa, tutte costrette a ritornare sui propri passi e scendere a compromessi con la realtà storica, perchè l'illuminazione delle poche menti che guidarono le trasformazioni non potè essere ancora ben compresa e interiorizzata dalla mentalità delle masse. La Rivoluzione Francese compì dei passi enormi verso il futuro, esprimendo convinzioni socialiste ed egualitarie che idealmente costituivano un salto abissale nei confronti della propria epoca e che effettivamente vennero realizzate solo in minima parte, poichè il compromesso con gli interessi della nascente borghesia industriale furono inevitabili. Non esiste uno "spartiacque" fra epoca oscurantista ed epoca dei lumi, tutto avvenne graduatamente, nei decenni, attraverso il pensiero di filosofi come Montaigne (il cui contributo umanista fu fondamentale per i successivi due secoli), Pascal, Rousseau (pur non essendo questo scevro dai pregiudizi della sua epoca), ecc...importante fu il passaggio dalla Rivoluzione Americana e, prima ancora, da quella inglese di Oliver Cromwell, che costituì una breve parentesi repubblicana del Commonwealth of England, in un epoca in cui questa esprimeva un cambiamento inconcepibile per il resto d'Europa, sebbene egli fosse fondamentalmente puritano e sostenitore dell'inseparabilità di politica e religione. Dunque, la rivoluzione di Cromwell (di religione protestante) non ebbe nulla a che fare con la laicità e molte altre esigenze che nei secoli successivi si sarebbero palesate, ma costituì, considerato i tempi in cui avvenne, una spinta e un esempio indispensabile per il fiorire dell'Illuminismo e lo scoppio della Rivoluzione francese, che ideologicamente fu stimolata dalle idee dei britannici Francis Bacon (nemmeno questo scevro da nefandezze), John Locke, David Hume, ecc..

IL FALLIMENTO DEL PROGETTO DI SCRISTIANIZZAZIONE

La Rivoluzione Francese contribuì certo ad un notevole cambiamento dei costumi, anche se i più importanti progetti civili e sociali non poterono essere concretizzati. Ma, per sconfiggere il cristianesimo, l'ateismo della "ragione come unico elemento di salute universale" (anch'esso consistente in una forma di assolutismo) non era certo la medicina migliore, poichè avrebbe rappresentato un'altro assetto innaturale e forzoso subentrato al fideismo religioso, sarebbe consistito in una gabbia mentale legata esclusivamente al meccanicismo della realtà concepita come un mero susseguirsi di causa ed effetto e all'affinità (peraltro inesistente) fra regole biologiche e dinamiche sociali; in sostanza, il positivismo assoluto avrebbe portato ad un processo di disumanizzazione simile a quello operato dal cristianesimo in duemila anni. Ma la Rivoluzione Francese non ebbe connotazioni prettamente atee, a parte gli Hèbertisti che avrebbero voluto istituire il Culto della sola Ragione (bisogna tuttavia tenere presente le conoscenze scientifiche del periodo storico in questione: ci sarebbero voluti ancora più di cent'anni prima di giungere alla scoperta delle particelle subatomiche e dell'energia oscura) essendo un fenomeno guidato dalla Massoneria ne assunse le connotazioni con l'istituzione del culto dell'Essere Supremo (o Grande Architetto dell'Universo), una concezione primigenia e panteistica della divinità, adatta ad una società liberale ed egualitaria, scevra da ogni sovrastruttura culturale e da ogni controllo dall'alto, basata sulle teorie di Rousseau che non rinnegavano l'esistenza di un principio intelligente (essendo anche l'ateismo assoluto una forma di oscurantismo e illogicità), ma la religione istituzionalizzata e dogmatica, a favore di una divinità dalle connotazioni "vediche", onnicomprensive e basate sul primato della conoscenza. Il culto dell'Essere Supremo, decretato il 7 maggio 1794 da Robespierre, aveva lo scopo di stabilire le fondamenta di una nuova coscienza collettiva, di creare universalmente l'"Uomo nuovo" di cui abbisogna ogni radicale cambiamento della società, dei rapporti economici e dei valori. Questo culto ammetteva l'immortalità dell'anima e concepiva  la divinità come valenza "negativa", estranea cioè alle vicende umane e ai fatti del mondo, basato sulla filosofia dei massimi pensatori illuministi, soprattutto Kant e Rousseau. L'interventismo della divinità sulle vicende umane connota sempre immaturità delle masse e autorità gerarchica ed è legato alla superstizione; la passività averroistica dell'Essere Supremo di Robespierre segna il passo verso l'autodeterminazione individuale e la responsabilizzazione delle coscienze. Non si trattava di una vera e propria religione (cioè ideata come fattore aggregante, al pari delle tre monoteiste che conosciamo) ma di un "culto" che non imponeva alcun legame morale e alcun dogma. In sostanza: il culto dell'Essere Supremo rappresentava la via più ancestrale alla divinizzazione dell'uomo; l'Uomo dio-come sintesi del Tutto.

FRA ROUSSEAU E  MONTESQUIEU

Non v'è dubbio che le opere di Rousseau come il "Contratto sociale", il "Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini", le "Confessioni", le "Fantasticherie del passeggiatore solitario"...siano state alla base dell'ideologia rivoluzionaria e anticipatrici di molte correnti di pensiero ottocentesche; ma consideriamo Rousseau al di là dell'enfasi che le sue opere hanno suscitato in pensatori come Marat, Buonarroti, Babeuf, ecc...che certamente contribuirono a far avanzare notevolmente il suo pensiero, depurandolo dagli strascichi reazionari che pur caratterizzano molta parte della sua opera. La "Nuova Eloisa"(opera più letta del periodo pre-rivoluzionario) è un vero e proprio idillio basato sul tipo di convivenza sognata da Rousseau: famiglia patriarcale, diversità di ruoli e di genere, apologia della piattezza esistenziale e della frugalità. Del resto, come in molti grandi pensatori, l'intero quadro della sua opera è dominato da idee assolutamente rivoluzionarie ed avveniristiche che vengono frustrate da affermazioni reazionarie di un conservatorismo e di un autoritarismo sconcertante, non riuscendo a compiere quel balzo che lo avrebbe affrancato completamente dalla mentalità della sua epoca, pur trovandosene sulla soglia. Gli mancò quello spirito libero che caratterizzò, duecento anni prima, Michel de Montaigne (1533-1592) che pose le basi per tutti i successivi sviluppi delle idee progressiste.
Allo stesso modo il barone di Montesquieu fu uno dei capostipiti del successivo fervore intellettuale illuministico che pervase la Francia e l'Europa. Intraprese il percorso iniziatico della Massoneria a Londra e nel 1725 fondò la prima Loggia parigina. Fu studioso appassionato di problemi giuridici, di scienze naturali e di ogni ramo umanistico. Fu avverso a qualsiasi forma di rassegnazione a qualsivoglia potere costituito, sia esso religioso che politico e questo lo espose chiaramente nelle sue opere principali: "Lettere persiane" e "Lo spirito delle leggi"; nel primo egli immagina due viaggiatori persiani e la loro impressione nel venire a contatto con gli usi e costumi europei, fu soprattutto corrosivo contro l'assolutismo, le regole religiose, il dispotismo dell'epoca che imperava in tutti i Paesi occidentali, con eccezione della Gran Bretagna, le cui leggi e le cui istituzioni erano le uniche relativamente liberali, particolarmente dopo l'esperienza repubblicana del Commonwealth di Cromwell. "Lo spirito delle leggi" invece è un lunghissimo compendio di progetti legislativi che, per la prima volta nella storia, esigevano la separazione di poteri e la negazione di ogni accentramento di quest'ultimi al fine di garantire la libertà per tutti i cittadini. La Rivoluzione Francese fu l'epigono di un fervore intellettuale e scientifico che all'epoca, e anche nel secolo successivo, fece della Francia il fulcro di ogni grande cambiamento e il territorio ideale dei progetti umanistici e civilizzatori della Massoneria, che avrebbero dovuto essere universalizzati. Senza il contributo fondamentale della Massoneria infatti nulla avrebbe potuto concretizzarsi, anche se, come vedremo, non possiamo considerare la Rivoluzione Francese come un evento concluso, perchè i suoi autentici obiettivi, nati dal pensiero dei suoi più grandi ideologi (come Jean Paul Marat, il Marchese di Condorcet, Robespierre, Adam Weishaupt, François-Noël Babeuf e molti altri) e dalla componente giacobina e socialista, dopo più di duecento anni non sono ancora stati raggiunti, nonostante i numerosi tentativi ottocenteschi, da parte delle masse, di riappropriazione delle rivendicazioni rivoluzionarie tradite dagli obiettivi della borghesia industriale che usò il vento del cambiamento a suo vantaggio. Ad un epoca interminabile di oscurantismo religioso, monarchie assolute e caste sociali ereditarie, si avvicendarono più di due secoli (almeno fino ad oggi) di dominio borghese  e di brutalità sociale capitalistica, fondata sullo sfruttamento delle classi più svantaggiate, sulla nascita di una classe sociale (il proletariato) che, come dice la parola stessa, aveva come unico scopo della propria esistenza la prolificazione, al fine di annettere sempre nuove generazioni all'ingranaggio alienante delle industrie; il proletariato era formato da ex contadini espropriati in fuga dalla miseria delle campagne, che venivano annesse sempre più alle grandi proprietà terriere. I progetti sociali avveniristici dei girondini, dei giacobini e dei radicali, dopo la Rivoluzione del 1789, vennero costantemente frustrati dai compromessi con la borghesia, la quale promuoveva certamente la libertà individuale e la laicità, ma secondo la propria concezione egoistica che rifiutava il controllo di qualsiasi entità statale sugli interessi e la dinamica del capitale e che, ovviamente, era in conflitto con gli interessi del clero e dell'aristocrazia. Dopo la presa della Bastiglia il mese di luglio 1789, il mese di agosto dello stesso anno venne redatta la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, basata sui principi dell'Illuminismo, che contemplavano la libertà individuale, il rifiuto di ogni assolutismo e (punto quanto mai importantissimo e avveniristico) il diritto di resistenza all'oppressione, che assicurava al popolo la liceità della rivolta contro gli abusi di potere ed includeva la spartizione del potere fra Re e borghesia. Ma, nonostante tutto, non fu una Rivoluzione popolare che includesse anche le classi svantaggiate, come il nascente proletariato. Gli interessi borghesi furono alla base di ogni cambiamento, come dell'esproprio dei beni ecclesiastici, dell'abolizione del controllo statale sulle attività economiche e sull'introduzione della nuova legge (ideata dal deputato Isaac Renè Guy Le Chapelier) del 1791 che vietava il diritto di sciopero e di associazione impedendo agli operai di difendere i propri diritti per più di un secolo. La questione religiosa venne affrontata anch'essa sulla base di compromessi che, con la Costituzione Civile del Clero, peraltro condannata da Pio VI nel 1791, prevedevano il sovvenzionamento di preti e attività religiose da parte dello Stato dopo la confisca dei beni ecclesiastici. Il divario culturale fra città e campagna era ancora consistente e la maggior parte della popolazione campagnola del sud della Francia si schierò dalla parte dei sudditi refrattari alla nuova Costituzione fomentati dal Papa, le città invece appoggiarono a maggioranza l'ordinamento statale. Il compromesso con la monarchia indusse i rivoluzionari più radicali a protestare e manifestare contro il mantenimento della monarchia per l'istituzione della Repubblica, rappresentati dal Club dei Cordiglieri (alleato del Club dei Giacobini). Gilbert du Motier de La Fayette, Bailly e Antoine Barnave sostenevano la monarchia costituzionale e alle proteste della popolazione il 17 luglio 1791 La Fayette rispose con il famoso "eccidio del Campo di Marte", dove furono uccisi soprattutto donne e bambini. La Rivoluzione si stava sempre più allontanando dagli audaci ideali che la esortarono, a favore di un equilibrio con il conservatorismo ancora largamente sostenuto dalla mentalità comune. Giacobini, Girondini e Cordiglieri rappresentavano i partiti più estremi e quindi per nulla disposti a compromessi con il vecchio regime. Il mese di luglio 1792 sui muri di Parigi venne affisso un manifesto che minacciava gravi pene a chi avesse attentato all'incolumità del Re Luigi XVI, firmato niente meno che dal comandante dell'esercito prussiano (nemico della Rivoluzione), fatto che indusse il popolo di Parigi a convincersi che il Re complottasse contro la Rivoluzione, sospetto che sfociò in un'insurrezione il 9 agosto, quando migliaia di uomini, donne, operai, borghesi, civili parigini e dalla province, armati di fucili e guidati dai militanti radicali sanculotti e da Georges Jacques Danton, Robespierre, Jean-Paul Marat, Camille Desmoulins e Fabre d'Églantine irruppero presso il Municipio obbligando i membri del Consiglio Comunale a destituirsi e proclamando, in sostituzione di quest'ultimi, la Comune Insurrezionale. Successivamente la folla si diresse verso la residenza reale del Palazzo delle Tuileries, conquistandolo fra morti e feriti d'entrambe le parti e la Comune Insurrezionale (prima Comune di Parigi) acquisì pieni poteri, arrestando il re e la sua famiglia in attesa del processo che terminerà con la condanna a morte. Il seguente regime del Terrore, strumentalizzato dalla propaganda contro-rivoluzionaria e dalla Restaurazione europea dell'800, fu una parentesi sanguinaria che non potè essere evitata, poichè i complotti e le alleanze contro la Comune divenivano sempre più pericolosi e rischiavano di vanificare ogni conquista.

LA FIGURA DI MAXIMILIEN DE ROBESPIERRE E IL PERIODO DEL TERRORE: LA RIVOLUZIONE DIVORA I SUOI FIGLI

Il periodo del Terrore fu causato dal conflitto tra forze rivoluzionarie radicali e ideologie borghesi, che rappresentavano l'elemento che agevolava gli interessi del nascente capitalismo industriale. Non fu una conseguenza del pensiero e delle convinzioni di Robespierre. Il Terrore, durante il quale vennero attuate esecuzioni sommarie, rastrellamenti e massacri con conseguente panico generale dovuto al fatto che ognuno poteva essere accusato di complottismo anti-rivoluzionario, fu una conseguenza che vide anche la reazione di forze borghesi contro le idee più "comuniste" e progressiste dell'ala rivoluzionaria, come per esempio la condanna a morte di Jacques Renè Hèbert, libellista e rivoluzionario radicale, il quale a sua volta si macchiò del consenso ai massacri di settembre, durante i quali furono uccisi sommariamente centinaia di detenuti filo-monarchici, preti e donne. Il Terrore fu  causato da scelte che Maximilien de Robespierre dovette compiere con gran sacrificio dei suoi principi, come la condanna a morte del Re, nonostante all'epoca egli fosse assolutamente contrario alla pena capitale; nonostante fosse contrario alla guerra dovette rafforzare l'esercito mediante un più ferreo controllo dell'economia, viste le minacce esterne e interne che incombevano contro la Comune Insurrezionale e questo è più che mai rappresentativo di quanto l'idealismo debba scendere a compromessi quando s'incontra con la realtà storica della contemporaneità. Bisogna inoltre chiarire che Robespierre non deteneva un potere assoluto e dittatoriale, ma doveva sottostare alle decisioni unanimi della Convenzione e del Comitato, il suo voto valeva 1 e la sua influenza consisteva solo in una maggiore autorevolezza. Il periodo del Terrore vide protagonista il conflitto fra le forze radicali e proto-comuniste e l'ala della borghesia che costituiva l'asse portante della rivoluzione, perciò vittime di questa immane ondata di violenza furono soprattutto le menti più illuminate e progressiste: il girondino Marchese di Condorcet, la cui figura può essere un punto di riferimento oggi per quel che riguarda l'istruzione pubblica e il ruolo dello Stato; la fondatrice del Cèntre Social Olympe de Gouges, che si batteva per i diritti delle donne; Luigi Filippo II di Borbone-Orlèans, che appoggiò sempre la rivoluzione ed era di idee liberali e anti-assolutiste; Georges Jacques Danton, avvocato, membro dei Cordiglieri e protagonista dei moti insurrezionali contro la monarchia, fu anch'esso ghigliottinato per sospetto comportamento ostile verso la rivoluzione. Da qui l'aforisma di Georg Wilhelm Friedrich Hegel: "La rivoluzione divora i suoi figli". Ovvero: la regola di ogni cambiamento repentino, che vede l'arditezza dell'idealismo proteso verso un futuro lontano, divorata dalle limitazioni evolutive della realtà dell'epoca. Robespierre fece abolire la schiavitù nelle colonie francesi nel 1794 (cosa che non piacque di certo alla borghesia capitalistica e imperialista) la quale, peraltro, fu ripristinata dopo la presa di potere di Napoleone Bonaparte. Lo stesso Robespierre fu infine vittima delle conseguenze del Terrore, quando fu sconfitta la Comune Insurrezionale e ripristinato il precedente regime.

QUALE FU IL MOTORE PRINCIPALE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE?

Sebbene l'opinione comune sia basata sul ritornello per cui la Rivoluzione Francese, la presa della Bastiglia, ecc...siano state dovute alla disperazione di masse vessate ed affamate, non c'è bugia più grande: le condizioni di vita nella Francia pre-rivoluzionaria del XVIII secolo erano le migliori d'Europa, la servitù della gleba non esisteva da decenni, gran parte dei contadini erano benestanti e possedevano il terreno che lavoravano, non esitevano classi talmente misere da innescare rivolte sanguinose; i moti popolari furono di certo pilotati, anche perchè, come afferma il noto storico della Rivoluzione Francese Pierre Gaxotte, "la fame e la miseria possono generare dei moti, ma non delle rivoluzioni", le quali necessitano di organizzazione, ideali, progetti. Le masse popolari, allora come oggi, possono essere per lo più dei mezzi, guidati da un intelligenza che loro non possono nemmeno concepire. Allora come oggi: perchè? Possiamo immaginare che vi sarà, in un epoca che auspichiamo vicina, una generale presa di coscienza delle masse, che per necessità di sopravvivenza porterà all'instaurazione dell'agognata società comunista e ad un ritorno alle origini della convivenza umana (in quanto il capitalismo è un sistema distruttivo basato sul profitto illimitato, sulla distruzione dell'ambiente, ecc...), e sarà l'unico modo per poter conseguire un simile obiettivo. Ma le moderne rivoluzioni, da quella francese, al Risorgimento, alla Rivoluzione Russa, furono frutto della pretesa concretizzazione di ideali giusti e progressisti, ma senza fondamenta nella consapevolezza generale, patrimonio di poche èlite di studiosi e filosofi. Illuminismo ed encliclopedismo furono le matrici ideologiche della Rivoluzione Francese, ma le loro radici affondavano nell'Umanesimo e nel Rinascimento di due secoli prima, fu un processo lungo che vide il progressivo cambiamento dei costumi e la laicizzazione prima di tutto dell'aristocrazia, che non corrispondeva più ai canoni medievali del nobile guerriero, ma al nobile settecentesco dai costumi liberali e dedito ai piaceri mondani, privo di tratti mascolinizzanti, simile all'androgino della tradizione gnostica. Fu proprio negli ambienti dell'aristocrazia che trovò humus lo spirito rivoluzionario, contrariamente a quanto si è indotti a pensare: addirittura in Austria, durante un sermone, venne recitata una preghiera per tutti coloro che in quel momento venivano assassinati dalla Rivoluzione Francese; il sermone venne fischiato niente meno che dagli aristocratici fuggiti dal Terrore che erano presenti in chiesa! Ad accrescere ancor più l'intricata matassa delle radici sociali rivoluzionarie, è anche il fatto sorprendente (ma non troppo, visto il suo spirito tollerante nei confronti delle esigenze popolari) dell'appartenenza del re Luigi XVI alla stessa Massoneria rivoluzionaria, il Gran Maestro della quale fu suo cugino il Duca Filippo D' Orleans, poi decapitato durante il Terrore! La stessa regina Maria Antonietta era prodiga di elogi verso le idee e la causa rivoluzionaria! Il conservatorismo e la componente reazionaria furono invece rappresentate niente meno che dal popolo, dai contadini e dagli artigiani in particolare, che, soprattutto durante le rivolte in Valdea, furono i più accesi sostenitori del Papa contro la Costituzione Civile del clero. Incidentalmente la stessa cosa successe in Italia durante il Risorgimento: le masse popolari (queste sì misere) sostenevano i Borboni e il Papa e furono loro ad assassinare i Fratelli Bandiera! In pratica la Rivoluzione Francese fu il frutto avveniristico dello gnosticismo dell'alta società e, non avendo radici popolari, produsse una carica autodistruttiva negli stessi club e congreghe in cui nacque, per dissidi interni; come dire: se la sono suonata e se la sono ballata da soli e le prime vittime potevano essere solo i loro compagni. Massoni contro massoni, nobili contro nobili, borghesi contro borghesi e il Terzo Stato (di cui faceva parte anche la piccola borghesia) usato come testa d' ariete per le sommosse. La società francese, diversamente da ogni altra nell'Europa del '700, era una società che già aveva costruito i presupposti per il cambiamento: il re Luigi XVI venne educato secondo una filosofia umanistica che aborriva il potere e fu una persona assolutamente scevra da crudeltà e abusi, che invece caratterizzavano le altre monarchie europee. La domanda che sorge spontanea è questa: l'Ancient Regime venne abbattuto dall'interno...o dall'esterno? Camille Desmoulins stesso (che poi cadde fra le vittime del Terrore pur essendo uno dei maggiori rivoluzionari) affermò: "Forse che mi si può negare che le radici della Rivoluzione francese erano tutte aristocratiche? Forse che mi si può negare che ci sono stati nel cuore della Rivoluzione dei macchinisti della rivoluzione?" (da "Les Documents Maçonniques).

ADAM WEISHAUPT E L'OPERA MASSONICA RIVOLUZIONARIA

Adam Weishaupt fu il fondatore della Loggia degli Illuminati di Baviera, il 1°maggio 1776. Non deve sembrare discordante l'ordinamento gerarchico degli Illuminati all'interno della Loggia con il loro fine di liberare il mondo dal dominio deleterio delle religioni e dei dispotismi, per fondare un nuovo ordinamento universale che, dopo la Rivoluzione Francese, avrebbe dovuto espandersi a tutto il resto d'Europa e a tutto il mondo. Ma ben presto, come ben sappiamo, i nobili ideali della Massoneria e dei più importanti ideologi della Rivoluzione, saranno traditi dagli interessi di quel che fu il motore trainante  del cambiamento: la borghesia. Negli anni '40 del XVIII secolo la Massoneria conobbe la sua epoca aurea; le logge avevano ormai coinvolto tutte le più alte cariche sociali, includendo nobili, teste coronate, artisti, filosofi, ecc...I regimi dispotici d'Europa e soprattutto la chiesa cominciarono a sentirne la minaccia; nel 1738 il Papa Clemente XII bollò la massoneria come associazione eretica; nel 1751 venne reiterata la condanna da parte del Papa Benedetto XIV, in odio agli ideali ugualitari della massoneria e alla presa di coscienza dei più importanti diritti umani e naturali, sopra tutti la libertà. L'inquisizione, nel 1739, incarcerò il poeta toscano Tommaso Crudeli, poi lo condannò al confino. Negli stessi decenni tutti i governi europei con a capo monarchie assolute e chiesa, attuarono una vera e propria caccia alle streghe nei confronti delle logge, soprattutto contro gli Illuminati. Giuseppe II di Baviera mette le logge sotto sorveglianza e parte una serie di denunce contro gli affiliati. Anche i Rosacroce non rimasero immuni a questa persecuzione. Questo indusse le logge ad adottare strategie sempre più sottili e impenetrabili per riuscire a circuire questi pericoli. Gli ideali di Adam Weishaupt guardavano certamente ad un futuro  molto più lontano, oggi non ancora raggiunto dopo più di duecento anni: consistevano nell'eliminazione della proprietà privata, della famiglia intesa come nucleo egoistico, dello Stato come entità autoritaria ed oppressiva. L'obiettivo degli Illuminati era la chiusura del cerchio del percorso iniziatico della storia umana verso il ritorno allo stato di natura, alle origini, la riappropriazione della coscienza universale primigenia ripulita da ogni sovrastruttura e pregiudizio accumulati nelle varie epoche, l'Uomo Nuovo della filosofia marxista. Certamente l'opera di Adam Weishaupt (come quella di molti che lo hanno preceduto) costituì la scintilla che diede vita alle successive correnti socialiste e, soprattutto, al marxismo. Come abbiamo spesso chiarito, il mondo senza il contributo indispensabile della Massoneria (che da sempre ha raggruppato tutte le menti più illuminate contro ogni dispotismo, ogni sistema sociale ingiusto e ogni oppressione religiosa) sarebbe un fossile guidato da una perpetuazione immutabile di dogmi, regole sociali e ogni tipo di assolutismo tramandati meccanicamente di generazione in generazione. Grazie alla Massoneria, che pose le sue radici in tempi remoti, l'Occidente potè assistere a tutti i cambiamenti, sociali e ideologici, che ogni epoca produsse con un'incredibile velocità, considerando la staticità culturale di ogni altra civiltà nel mondo. Dalla Rivoluzione Americana a quella francese, fino alla Comune di Parigi del 1873, al Risorgimento, alla Rivoluzione Russa il filo rosso della Massoneria guidò l'umanità con i suoi ideali di uguaglianza e libertà individuale, creando una mente geniale come Karl Marx, che fu iniziato alla Loggia Apollo di Colonia. "Il Manifesto del Partito Comunista" fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra il 21 febbraio del 1848 ed è un compendio postumo dei progetti e dell'ideologia degli Illuminati di Baviera. Io personalmente lessi tutte le opere di Marx ed Engels fin da quand'ero adolescente; devo dire che oggi, nonostante il proseguimento dello studio di tutte le correnti filosofiche, la loro opera a mio giudizio rimane insuperata e Marx è da considerare senz'altro il più geniale filosofo della storia, fatto confermato dal sacro timore che suscita in ambienti reazionari e da come il comunismo oggi è demonizzato senza nemmeno conoscerne le radici e gli ideali, come una moda alla quale il gregge non-pensante aderisce meccanicamente, contro sè stesso, basandosi sul fallimento di uno pseudo-comunismo (come quello dei paesi dell'est) trapiantato in nazioni feudali popolate da masse che non erano in grado di concepirlo e realizzarlo. Senza la Rivoluzione Francese forse oggi non sarei qui a condividere il mio pensiero, molti abominii che la nostra mente moderna rigetta sarebbero all'ordine del giorno...non dico che gli obiettivi siano stati raggiunti, ma certamente il corso della storia non potè più essere fermato e tutto questo lo dobbiamo sopra ogni cosa ad Adam Weishaupt e alla Massoneria, di cui fecero parte tutti i membri dello stato maggiore della Rivoluzione Francese; solo per elencarne alcuni: Robespierre, Talleyrand, Mirabeau, La Rochefoucault, Danton, Desmoulins, La Fayette e, insomma, tutti: dai massimi pensatori agli uomini d'azione. Il Marchese di Condorcet fu affiliato alla Loggia "Les Neuf Soeurs", con sede a Parigi. Anche Mazzini ne fece parte (per quel che riguarda il nostro Risorgimento) e, assieme a Marx, redasse la Costituzione della Prima Internazionale Comunista (così è riportato nell'Enciclopedia Ebraica: un'opera enciclopedica completa, in lingua ebraica, pubblicata verso la seconda metà del XX secolo). Ovviamente la Rivoluzione Francese e la presa della Bastiglia non furono eventi isolati: mentre George Washington, primo presidente degli Stati Uniti d'America e affiliato alla Loggia St.John di New York, prestava giuramento dopo la conquista dell'indipendenza dalla monarchia inglese, a Parigi, pochi mesi dopo, venne presa d'assalto la Bastiglia (principale emblema dell'assolutismo del vecchio regime). Nel 1791 Mozart, anch'esso massone, rappresentò il Flauto Magico: opera in cui si celebra il trionfo della Verità sulle tenebre dell'oscurantismo e pervasa da arcano simbolismo massonico, sull'onda dell'entusiasmo e dell'ebbrezza rivoluzionaria che nutriva speranze in ogni angolo d'Europa e vedeva nella Francia un baluardo di libertà. Lo stesso generale La Fayette guidò l'esercito d'indipendenza americano prima di quello francese post-rivoluzionario. La complessità delle cause che portarono all'autodistruttività del periodo del Terrore può trovare anche appiglio nella negazione, da parte della borghesia industriale nascente che teneva le redini della Rivoluzione, dei principi troppo ugualitari e democratici che ne guidavano le grandi menti e gli esponenti più radicali; così, per mano dei Giacobini di Robespierre, caddero sotto la ghigliottina moltissimi membri delle Massoneria, gran parte dei confratelli più illuminati, perfino il Gran Maestro del Grande Oriente di Francia: il duca Filippo D'orlèans;  il poeta lirico Andrè-Marie Chenier (rappresentato anche nell'omonima Opera di Umberto Giordano), lo scrittore Jacques Cazotte e molti altri, le cui accuse andavano dall'essere sostenitori della monarchia costituzionale, all'essere troppo radicali e "socialisti". Insomma, quella del Terrore fu una vera e propria ondata di follia dai contorni oscuri e dalle molteplici interpretazioni, un Saturno che divora i suoi figli durante il quale vennero perseguiti tutti: dalla destra repubblicana, all'estrema sinistra, dai monarchici ai fondatori dei Club rivoluzionari. In questo clima durante il quale furono comessi crimini aberranti, il Comitato di Salute Pubblica, fondato dopo l'Insurrezione del 1792 che portò alla Comune Insurrezionale di Parigi, con a capo Robespierre, ebbe un ruolo fondamentale, assieme al Club dei Giacobini; questo Comitato (incaricato ufficialmente di annullare le discordie fra le fazioni per salvare la Rivoluzione dai nemici interni ed esterni) aveva al suo interno esponenti della destra e della sinistra, cosa che rende ancora più paradossale l'esplodere dell'onda del Terrore.
"I massoni, devono esercitare l'autorità sugli uomini di ogni stato, di ogni nazione, di ogni religione, dominarli senza alcuna costrizione esterna, tenerli uniti con legami durevoli, ispirando a tutti uno stesso spirito, diffondere ovunque uno stesso spirito, nel massimo silenzio e con tutta l'operosità possibile, dirigere tutti gli uomini sulla terra per lo stesso fine. E nell'intimità delle società segrete che si deve conoscere come preparare l'opinione"(Adam Weißhaupt). Nell'anno 1786 la polizia bavarese scoprì le basi segrete della Loggia degli Illuminati ed emersero documenti attestanti a chiare lettere i programmi mondialisti degli affiliati per il raggiungimento di una società basata sulla virtù dell'individuo senza costrizioni, in cui non esistessero più istituzioni lesive della dignità e del libero sviluppo della persona (come la famiglia: nucleo necessariamente egoistico e innaturale) e fosse estinto ogni senso di apparteneza a qualsivoglia nazione in nome del cosmopolitismo pacifico e della condivisione universale dei valori di fratellanza. Questo i punti stilati nel carteggio:

1. abolizione della monarchia e di ogni altro governo legale;

2. abolizione della proprietà privata;

3. abolizione del diritto di eredità privata;

4. abolizione del patriottismo e della lealtà militare;

5. abolizione della famiglia, cioè del matrimonio come legame permanente, e della moralità familiare; permesso il libero amore; l'educazione dei figli viene affidata alla comunità;

6. abolizione di qualunque religione.

Non è possibile non cogliere la profonda comunanza d'ideali con quelli che, settant'anni più tardi, saranno gli ideali marxisti: il Comunismo e l'egualitarismo come unico mezzo per la piena realizzazione delle potenzialità di ogni individuo, che non dev'essere frenata dalla condizione sociale, dal reddito, dalla diversità di razza, sesso, ecc...La società classista finisce sempre per frustrare lo sviluppo della personalità della maggior parte degli individui, umilia la conoscenza e la scienza al servizio del potere, della classe dominante e del clero, mentre solo la società egualitaria, ove lo stato sia garante contro la prevaricazione, può assicurare la libertà e il libero sviluppo delle facoltà, mentre l'autoritarismo su cui è basata la società classista tende a creare piuttosto degli automi, guidati dal bisogno gli uni (i lavoratori) e dal profitto gli altri.
C'è poi un'altra ipotesi circa l'esplodere della Rivoluzione Francese e la caduta della monarchia: l'ipotesi del complotto interno agli ambienti della monarchia stessa; è risaputo infatti il malcontento della nobiltà nei confronti del potere assoluto del sovrano e le vessazioni tributarie a cui gli aristocratici erano sottoposti. E certamente i nobili vennero coinvolti nel movimento rivoluzionario e forse fecero parte del piano degli Illuminati. Camille Desmoulins, anch'esso finito sulla ghigliottina al pari di Danton, scrisse un opuscolo in cui, fra le altre cose, si legge questo passo: "Forse che mi si può negare che le radici della Rivoluzione francese erano tutte aristocratiche? Forse che mi si può negare che ci sono stati nel cuore della Rivoluzione dei macchinisti della rivoluzione ?" In ogni modo, l'opera della Rivoluzione Francese non fu circoscritta alla Francia, ma nacque con la Francia come fulcro di un'estensione universale del cambiamento, soprattutto in ambito europeo. Nell'anno della fondazione della prima Comune di Parigi (1792) venne assassinato in Svezia Gustavo IV e un gentiluomo svedese amico di Maria Antonietta. All'alba della Rivoluzione il Grande Oriente di Francia contava 500 logge e 30.000 affiliati. 
Se l'opera di Weishaupt e della Rivoluzione Francese avesse potuto essere  terminata avrebbe portato alla scristianizzazione dell'Europa e al ritorno all'ancestrale e naturale convivenza. Lo storico, scrittore e uomo politico francese Gaston Martin (1886-1960), appartenente alla Massoneria del 31° grado del Rito Scozzese Antico Accettato, così scrisse in una delle sue opere intitolata "Le gouvernement invisible": "La Massoneria in questa trasformazione della società attraverso le idee non si è accontentata di adattare i princìpi agli individui. Rapidamente essa è stata indotta a ricercare i mezzi pratici per realizzare queste idee. Essa è stata la vera creatrice di questo caposaldo, non dei principi, ma della prassi rivoluzionaria". Ernesto Nys, massone dei primi del '900, esperto di diritto internazionale, che scrisse il libro nel 1914 "Origini, glorie e fini della Massoneria", così disse: "...è esatto dire che la Massoneria contribuì a preparare il movimento formidabile nel 1789". L'importante ruolo della Massoneria non può essere provato con documenti che attestino la trama segreta dell'azione, appunto perchè la particolarità dell'Ordine sta proprio nella segretezza e nel non lasciare testimonianza del proprio operato, ma è ovvio che, grazie alla Massoneria, oggi possiamo godere di quei diritti e quella libertà che ormai riteniamo scontati e incontestabili, ma sono frutto di enormi sacrifici e vite spese. E, come accadde anche per l'Imperatore Federico II Hohenstaufen nel medioevo, anche questa volta il cuore pulsante del cambiamento ideologico e culturale provenne dalla Germania.

VITTIME ILLUSTRI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: L'AUTOLESIONISMO DEL TERRORE GIACOBINO

Il valore dei grandi pensatori è proporzionale a quanto essi riescono ad essere liberi dai pantani della mentalità dominante della propria epoca e non è una cosa facile. Molti grandi filosofi ebbero delle idee assolutamente moderne ed avveniristiche per il proprio tempo e poi si macchiarono di componenti ideologiche regressive che la storia non perdonò.
Ma questo non è il caso di JEAN PAUL MARAT: il più grande fra gli autentici promotori dell'egualitarismo (sebbene non inteso come "assoluto"), fu avvocato, giornalista e medico. Assassinato il 13 luglio 1793 da Charlotte Corday (rivoluzionaria e girondina), poichè ella lo riteneva responsabile della proscrizione dei deputati girondini e degli eccessi del Terrore. Sebbene non per mano della legge, è stato uno dei padri della Rivoluzione caduti per mano degli eccessi della loro stessa Grande Opera. Un brano del suo libro "Le catene della schiavitù" è illuminante per ogni epoca e soprattutto per la nostra; non servono altre spiegazioni per capirne l'attualità, basta leggere il testo: "L'instaurazione del dispotismo avviene dapprima insensibilmente: con la scusa di innovare, i principi gettano le basi del loro iniquo dominio. Il tempio della libertà viene minato, non abbattuto brutalmente, cominciando con il portare sordi attacchi ai diritti dei cittadini, avendo cura di nascondere l'odiosità dei provvedimenti, alterando i fatti e dando bei nomi alle azioni più criminali. Apparentemente accettabili, queste prime riforme nascondono conseguenze di cui dapprima non ci si avvede, ma di cui non si tarda ad approfittare, traendone i vantaggi previsti. Altre volte il principe, con il pretesto di risolvere crisi allarmanti da lui stesso preparate, propone espedienti disastrosi che copre con il velo della necessità, dell'urgenza delle circostanze, dei tempi infausti. Egli vanta la purezza delle sue intenzioni, fa risuonare le grandi parole dell'amore del pubblico bene e proclama le attenzioni del suo amore paterno. Nessuno ha più la forza di opporsi, anche intuendo il nascosto, sinistro disegno. E quando la trappola scatta, non c'è più il tempo di evitarla. Una volta che sia instaurato, il dispotismo si conserva opprimendo la libertà di stampa, utilizzando la religione (tutte le religioni danno una mano al dispotismo, tuttavia non ne conosco nessuna che lo favorisca tanto quanto quella cristiana) e l'esercito, che diviene un corpo separato dalla nazione, devoto al principe, i cui soldati, accasermati, sono allontanati dal consorzio dei cittadini e a loro si ispira il disprezzo per ogni condizione diversa da quella militare: abituati a vivere lontani dal popolo, essi ne perdono lo spirito; abituati a disprezzare il cittadino, ben presto non chiedono che di opprimerlo."Le idee di Marat, come di qualsiasi mente geniale, oltrepassano di gran lunga la sua epoca, superano largamente anche la filosofia di Rousseau (che pur non voleva definirsi "filosofo"), suo maestro e ispiratore, il quale tuttavia non fu immune dai condizionamenti  mentali della sua epoca, essendo egli per certi versi illuminato, per altri conservatore e di un buonismo circonfuso di un'ipocrisia quasi insopportabile (La nuova Eloisa è inaccettabile ad una mente moderna, ma i fondamenti della filosofia di Rousseau presenti nel "Contratto sociale", nel "Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini", nell'"Emilio", ecc...rappresentarono i capisaldi ideologici della Rivoluzione Francese, seppur usurpata successivamente dagli interessi della grande borghesia industriale). Giuste furono in molti casi le critiche a Rousseau di Voltaire e Diderot, il primo ne fece un ritratto ironico in "Candido"(1759), senza nominarlo; Marat valorizza senz'altro ciò che c'è di buono nelle sue idee e le sviluppa proiettandole verso il futuro con una visione più onesta e più lungimirante: Marat non crede nella possibilità di un'uguaglianza assoluta, perchè questa non esiste nemmeno in natura, ma la diversità delle ricchezze, regolata dalle diverse facoltà naturali, non deve mai superare il limite di ciò che è necessario al benessere, non deve cioè "privare" la comunità di mezzi importanti di sopravvivenza (come potrebbe essere, per esempio, la proprietà terriera occupante un territorio talmente vasto da sottrarre il diritto di usufrutto altrui). Nel 1780 Marat fa stampare anonimamente il suo "Piano di legislazione criminale", a Neuchâtel, che sarà poi censurato, in cui espone la sua teoria che, qualora vi sia in alcuno eccesso di ricchezze e in una società in cui le ricchezze siano frutto dell'intrigo, della ciarlataneria, delle malversazioni, delle vessazioni, delle rapine, esse vanno ridistribuite fra il popolo e l'autorità che vi si opponga è giudicata tirannica. Viene inoltre ribadito il diritto del popolo a ribellarsi con la forza e con ogni mezzo a qualsiasi regime tirannico che metta in pericolo il conseguimento del benessere generale (e questo, permettetemi di dirlo) è un traguardo di consapevolezza che siamo ancora lungi dal raggiungere.

Un'altra vittima illustre degli errori autodistruttivi del Terrore fu JEAN ANTOINE CARITAT DE CONDORCET, una fra le menti più illuminate, oneste e progressiste che diedero inizio alla Rivoluzione Francese e finirono vittime del tradimento dei suoi stessi valori. Infatti il Marchese di Condorcet venne arrestato a causa della sua opposizione alla condanna a morte del re Luigi XVI, per ordine stesso di Robespierre. Fece parte della fazione dei Girondini, mentre ai Montagnardi apparteneva Robespierre. Morì in carcere in strane circostanze, forse avvelenato subdolamente, poichè per la sua popolarità l'esecuzione avrebbe potuto generare una sommossa. Il suo attivismo ed il suo spirito umanistico viene ricordato per la posizione a favore dei diritti delle donne e dei Neri, per la contrarietà alla pena di morte (che, peraltro, rispecchiava la stessa posizione di Robespierre, che, però, fu costretto dalle circostanze a tradire). Nel 1781 scrisse un pamphlet intitolato "Riflessioni sulla schiavitù dei Negri", in cui esponeva l'avversione verso questa ignominia. Si battè sempre anche a favore dei diritti delle donne e nel 1790 scrisse un articolo per il Journal de Societè che avvallava il diritto di voto alle donne. Ma la sua opera più geniale e progressista fu il progetto per la scuola pubblica e l'educazione espressi nel libro "Cinque memorie sull'istruzione pubblica", scritte nel 1791: testo di sorprendente attualità, che oggi può essere una denuncia contro l'abominio della privatizzazione scolastica, del degrado della scuola pubblica e della revisione reazionaria dei programmi scolastici, volti a creare macchine da produzione invece che esseri pensanti. Il formidabile elemento anticipatore del progetto di Condorcet aveva come base il concetto di assoluta indipendenza dell'istruzione da qualsiasi condizionamento ideologico, sia politico che religioso, per un'istruzione che non fosse "educazione", ma fosse laica e rispettosa delle inclinazioni e della libertà di pensiero, dell'individualità e della libera ricerca. Le idee progressiste e lungimiranti di quel libro non trovano riscontri nemmeno nei più notabili pensatori e sociologi odierni, che alla sua lettura verrebbero certamente troppo abbagliati dai lumi di Condorcet. Innanzitutto Condorcet rifiutò ogni tipo di "meccanicismo" nell'istruzione pubblica ed aperta a tutte le classi sociali: tutti dovevano ricevere un'istruzione volta all'acquisizione della consapevolezza, alla costruzione e alla valorizzazione della propria personalità, alla conoscenza universale e non un'istruzione adatta al mestiere o al censo dello studente; l'individuo doveva "sovrabbondare" di conoscenza e di nozioni che potessero lasciare sempre un margine di autodeterminazione e di cambiamento per scelte future. Inoltre la scuola non doveva essere "nazionale" (il concetto di "nazione" era aborrito da Condorcet, in quanto decretava l'esistenza di un'ente autoritario ed oppressivo) ma "pubblica", libera, un baluardo contro ogni abuso di potere ed indipendente dallo Stato e dai suoi condizionamenti politici. La sua opera fu davvero grande e i suoi progetti, dopo più di duecento anni, non ancora raggiunti.

Vittima del Terrore fu anche GEORGES JACQUES DANTON, fondatore, assieme a Camille Desmoulins (altro rivoluzionario vittima della rivoluzione stessa), del Club dei Cordiglieri nel 1790: associazione di ideologi estremisti rivoluzionari, con sede in un ex convento di francescani. Membri ne furono anche gli hébertisti e si sciolse proprio dopo la condanna di quest'ultimi nel 1794. Il Club veniva nominato "Società degli amici dei diritti dell'uomo e del cittadino". Fece parte del Comitato di Salute Pubblica della prima Repubblica francese. Dopo l'insurrezione del 1792 che vide la nascita della prima Comune di Parigi venne eletto ministro delle giustizia; fu sostenitore della creazione di un esercito con a capo il generale Charles François Dumouriez, il quale subentrò a La Fayette contro la coalizione delle monarchie europee che minacciavano militarmente la Francia. Dal clima pervaso da continui sospetti dai quali nessuno era immune, anche Danton venne infine travolto, accusato di tramare contro la Rivoluzione e di corruzione (accuse ovviamente infondate) venne condannato a morte dai Giacobini con a capo Robespierre nell'aprile 1794, con lui furono accusati e condannati anche Hèbert, e Desmoulins e non solo, anche la consorte di Desmoulins ebbe lo stesso destino. Questo è il famoso discorso che Georges Jacques Danton pronunciò prima di essere portato al patibolo:
"Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me…so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo e chiedo perdono a Dio ed agli uomini…non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano, bensì un appello, un'ultima disperata risorsa per uomini disperati e gonfi di rabbia…non sarà necessario trascinarmi a forza sul patibolo… se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo e, più ancora, che abbiamo conseguito e non per salvare la mia vita.
Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiustizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello Stato, della Chiesa, dell'Esercito e in ogni singolo distretto tributario di questo nostro grande corpo politico: lo Stato di Francia. Ed abbiamo dichiarato che su questa terra il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre. La libertà che noi abbiamo conquistato, l'abbiamo data a chi era schiavo e la lasciamo al mondo in eredità affinché moltiplichi e alimenti le speranze che abbiamo generato. Questo è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade, dei cannoni e di tutti i reggimenti di cavalleria d'Europa. È un'ispirazione per il sogno comune a tutti gli uomini di qualsiasi paese…una fame di libertà che non potrà più essere ignorata… le nostre vite non sono state sprecate al suo servizio."

LA SCONFITTA DELLA COMUNE INSURREZIONALE E L'EPOCA NAPOLEONICA

Il 10 agosto 1792, dopo l'Insurrezione dei sanculotti guidati da GEORGES JACQUES DANTON, JEROME PETION e PIERRE LUIS MANUEL, venne istituita la Comune Insurrezionale, che sostituì la Comune fondata nel 1789, la cui Costituzione sfavoriva però le classi degli artigiani, dei commercianti e dei bottegai che si sentivano esclusi dal pieno usufrutto dei diritti elettorali. Dopo la sconfitta della Comune Isurrezionale nel 1794 e la morte di Robespierre, con l'istituzione della Convenzione Termidoriana vennero cancellate molti progressi civili disperatamente difesi mediante il "Terrore", per un ritorno ad un sostanziale compromesso con la borghesia e con il clero. Dopo la sconfitta della Comune orde di fanatici realisti e cattolici diede sfogo alla propria vendetta con l'inizio di ciò che fu chiamato "Terrore bianco": i giacobini venivano uccisi ovunque si trovassero, con loro anche repubblicani, preti favorevoli alla Costituzione, perfino i prigionieri nelle carceri. La Convenzione del Termidoro segna la sconfitta di ogni ideale rivoluzionario che animò le grandi menti illuministe, istituendo una Repubblica borghese e reazionaria che, con il successivo Direttorio, istituirà il suffragio per censo e abolirà le più importante conquiste civili. Questa Repubblica borghese dovette riprendere la guerra contro i contadini in Valdea, essendo sempre stata questa classe in tutte le epoche la più strenua sostenitrice della monarchia e del clero, nonchè dominata da analfabetismo e superstizione. Con la presa di potere di Napoleone dopo il colpo di stato del 1799, nonostante la sua fama reazionaria nei confronti delle conquiste civili delle classi meno abbienti, molte delle idee illuministe vennero mantenute nel nuovo Codice Napoleonico, che fu adottato da tutte le nazioni ove giunsero le armate bonapartiste e ancor oggi fa parte del diritto italiano. Ma Napoleone fu un uomo d'azione, nonostante avesse assorbito gli ideali illuministi e fosse stato sempre un filo-rivoluzionario; i suoi scopi e le sue azioni furono guidate perciò da un fondamentale utilitarismo e fu facile, per la nuova classe dominante capitalistica, tenere attraverso lui le redini della situazione. Un segnale dell'amore di Napoleone per la conoscenza, ereditato dai princìpi illuministi, fu il suo seguito di studiosi ed esperti durante la campagna d'Egitto, che diedero inizio alle scoperte archeologiche dell'antica civiltà e posero le fondamenta dell'archeologia stessa. Ma Napoleone fu soprattutto il cavallo di battaglia della nuova borghesia industriale e perciò le sue riforme dovettero servire principalmente a salvaguardare gli interessi del capitalismo nascente; il diritto di famiglia era basato sul concetto di famiglia borghese e patriarcale (quello stesso legittimato poi come "naturale" dalle teorie infondate di Freud) ove il padre era padrone sia dei figli che dei beni della consorte. Come dicemmo, il suffragio universale venne ad essere privilegio delle classi agiate. La lotta intrapresa lungo tutto un secolo contro il dominio della chiesa cattolica e per la scristianizzazione dell'Europa, si concluse con le briciole del Concordato del 1801, nel quale si proclamò la religione cattolica come "religione della maggioranza dei francesi"; ma fu comunque una notevole conquista tenuto conto che 128 anni più tardi, in Italia, sotto il fascismo venne firmato un Concordato che istituì la religione cattolica come "religione di stato" ed è, sebbene con le seguenti riforme craxiane,  ancora vigente. Ben lontano dalle idee illuminate del Marchese di Condorcet, Napoleone pensò di non istituire l'istruzione elementare (nonostante la fondazione di licei e politecnici che nacquero sotto il suo impero) perchè riteneva che il popolo (ossia prevalentemente la nuova classe del proletariato) dovesse essere pervaso da una certa dose d'ignoranza per non destare problemi (ovviamente al asuo potere ma, soprattutto, alla nuova classe di imprenditori senza scrupoli che segnerà tutto il secolo XIX con lo sfruttamento disumano di bambini, con i massacri degli operai in sciopero, con la schiavizzazione di milioni di ex contadini costretti a lavorare nelle industrie). Fra le molte iniziative che tradirono i principi della Rivoluzione fu anche la reintroduzione della schiavitù nelle colonie francesi e, ovviamente, l'incoronazione di Napoleone a Imperatore per mano proprio del Papa stesso.

L'EREDITA' DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

Quella di Napoleone a Waterloo fu una sconfitta materiale, non certo storica e ideologica. La Restaurazione dei precedenti vecchi regimi fallì non meno di quanto fallì la Rivoluzione Francese nell'applicazione dei suoi autentici princìpi. Fra le idee proto-comuniste e libertarie e l'assolutismo della chiesa cattolica e delle monarchie spodestate, vinse la via di mezzo: la borghesia, che guadagnò conquiste civili irreversibili (anche se non ancora includenti le classi svantaggiate) e riforme fondamentali sul piano economico e politico funzionali alla nuova società capitalistica. Persero gli estremismi di entrambe le parti. L'impegno costante della chiesa cattolica nel periodo post-napoleonico fu il tentativo di plagiare il più possibile le nuove generazioni, con il risultato, però, di far scaturire nuove correnti ideologiche che conciliavano il progresso con la tradizione, come il cattolicesimo liberale, di cui fu esponente, per esempio, Vincenzo Gioberti in Italia. Il Romanticismo non fu tuttavia una corrente ideologica monolitica, ma inclusiva sia di elementi reazionari che di ispirazioni progressiste; ricordiamoci che anche Mazzini fu incluso fra i romantici e tutti conosciamo la sua lotta contro il Papato e la chiesa, a favore di una nuova religione universale di natura panteistica eredità del concetto divino massonico e rivoluzionario. Non vi è dubbio che nel periodo della Restaurazione affondino le radici del Nazismo (mostruosità che non nacque con Hitler, ma che in quest'ultimo trovò uno strumento utile); il grande, inguaribile risentimento della chiesa cattolica (cattolico fu l'austriaco Hitler) verso le vicende della Rivoluzione Francese, le conquiste ormai irreversibili, anche se limitate e borghesi, che nessuno potè più cancellare, ecc...fu la culla di più di un secolo di lavoro aperto (con la complicità di pensatori e filosofi religiosi) e sotterraneo (mediante complotti continui contro la comunità civile e le sue nuove regole), che alla fine sfociarono nel parossismo del nazi-fascismo del XX secolo (di quest'argomento ne parlo approfonditamente nel mio "GOTT MIT UNS:IL DIO CRISTIANO DEL NAZISMO).
La Rivoluzione Francese è stata tutt'altro che un episodio concluso e delimitato nel tempo, i suoi ideali più progressisti e avveniristici furono per tutto l'800, per tutto il '900 e ancora oggi considerati un affare da concludere, un'inaccettabile sconfitta. Eredità della Rivoluzione Francese furono tutte le seguenti rivoluzioni, dalla Comune di Parigi del 1873 al Risorgimento, alla Rivoluzione russa, delle quali tratteremo in un prossimo articolo. Il terribile genocidio perpetrato sulla popolazione parigina in seguito alla sconfitta della breve esperienza della Comune di Parigi, le deportazioni, le rappresaglie, le fucilazioni di massa e le torture, che provocarono 17.000 vittime e arrossarono le rive della Senna, furono le prove generali del futuro regime nazista e di più di un secolo di sfruttamento disumano anche infantile nelle industrie e nelle miniere, di repressione e feroce dittatura da parte della nuova classe dominante ormai legittimata dalla chiesa, dalla religione, da teorie scientifiche e filosofiche senza alcun fondamento che resistono tutt'oggi (come il darwinismo sociale, la psicoanalisi freudiana, i deliri di Nietzsche, ecc...).

CONCLUSIONE:

Gli ideali e gli obiettivi cosiddetti "estremisti" della Rivoluzione Francese, in realtà non rappresentano altro che ciò che dovrà essere, quando i tempi saranno maturi, il naturale risvolto storico al quale le generazioni future dovranno giungere, ovvero una normalissma società in cui sia eliminato ogni presupposto di esclusione e prevaricazione. Il capitalismo non è un dogma: è un normalissimo "passaggio", un prezzo da pagare per la costruzione di una nuova coscienza collettiva o, meglio, la riscoperta di quelli che sono i parametri naturali di convivenza umana.
Una cosa è certa: un cambiamento rivoluzionario non può essere il frutto dello studio e delle convinzioni di club di intellettuali e filosofi, ma necessita di un ampio consenso in tutti i settori della società, altrimenti finisce per essere fallimentare, settario e forzoso. Questo successe alla Rivoluzione Francese, alla Comune di Parigi, al Risorgimento italiano, alla Rivoluzione Russa. Possiamo essere scettici su una probabile, futura presa di coscienza generale, oggi è molto difficile scorgere questo orizzonte, il popolo è e sarà sempre un animale a cento teste, una società equa non corrisponde ad una società sovraffollata, ha bisogno di equilibrio, di misura ed è difficile pensare ad un futuro in cui miliardi di individui, anche mediante un governo mondiale garante dei diritti e dei doveri, siano universalmente consapevoli e bendisposti a rispettare la libertà generale. Ma gli ideali delle grandi rivoluzioni socialiste non sono basati su progetti nuovi, su chissà che innovazioni aliene e sconosciute, ma ogni conquista umana equivale ad una riscoperta, ad una riconquista di valori di convivenza ancestrali, è la normalità, la semplice normalità sepolta sotto sovrastrutture mentali ed abitudini innaturali coltivate in secoli e millenni.

Alessia Birri, 8 giugno 2013

E-mail ufficiale: aleph1968@hotmail.it

Aforismi:

" In tutte le cose, e specialmente nelle più difficili, non ci si deve aspettare di seminare e mietere nel medesimo tempo, ma è necessaria una lenta preparazione, affinché esse maturino gradatamente".
Francis Bacon

"Mentre la Società si secolarizza e la Chiesa perde il suo potere, la nuova religione imperante sta diventando il Capitalismo".
Carl William Brown

"La religione del futuro sarà una religione cosmica, dovrà trascendere un Dio personale ed evitare i dogmi della teologia, comprendendo sia il naturale che lo spirituale, dovrà basarsi su un senso religioso derivante dall'esperienza di tutte le cose, naturale e Spirituale, considerato come una unità significativa".
Albert Einstein

"Ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro solo la melma di una nuova burocrazia".
Franz Kafka

Articoli utili:

Wikipedia: Adam Weishaupt
 http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Weishaupt

Wikipedia: Rivoluzione Francese
 http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_francese

L'Illuminismo (Experience.it)
http://www.experiences.it/minisito_illuminismo/illuminismo_3.htm

Wikipedia: Regime del Terrore
 http://it.wikipedia.org/wiki/Regime_del_Terrore

Wikipedia: Marchese di Condorcet
https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Antoine_Caritat_de_Condorcet

Wikipedia: Jean Paul Marat
 http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Paul_Marat

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